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ALLERGIA AI FARMACI IN ETÀ PEDIATRICA: un protocollo e consenso informato in caso di test di provocazione per i farmaci

Le reazioni avverse a farmaci si distinguono in prevedibili ed imprevedibili.

Prevedibili:

a) sovradosaggio o tossicità: sono reazioni tossiche dovute al superamento della dose soglia, specifica per ciascun farmaco;

b) effetti collaterali: sono effetti indesiderati, caratteristici di ogni farmaco, legati al meccanismo di azione (es. sonnolenza da antistaminici);

c) effetti secondari: sono la conseguenza dell’effetto di un farmaco (es. la riduzione della microflora intestinale in corso di terapie antibiotiche);

d) interazioni farmacologiche: sono reazioni che si verificano in corso di trattamenti con più farmaci, dovuti a modificazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche che un farmaco provoca su un altro. Le conseguenze possono essere aumento o diminuzione della efficacia clinica, o comparsa di effetti collaterali.

Imprevedibili: Continua a leggere

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ALLERGIE e VACCINI e ANAFILASSI

La gestione dell’emergenza vaccinale nell’ambulatorio del Pediatra di Famiglia è il titolo di un documento RIAIP a cura della Associazione Pediatri in Gruppo (ApeG), interessante, per 1) coloro che ancora non lo conoscono, 2) per il fatto che ribadisce nero su bianco alcuni concetti 3) per i genitori di figli atopici, ai quali non sono ancora state diagnosticate allergie varie, e decidono di far vaccinare il proprio figlio nell’ambulatorio del pediatra di famiglia, anziché c/o ASL o presidio ospedaliero. Personalmente, non sapevo che in Italia i pediatri potessero somministrare vaccini, pensavo fosse una prerogativa delle ASL locali, ma qualche mamma conosciuta di recente mi ha invece fatto scoprire una realtà diversa da quella che immaginavo. In Germania, in effetti è consuetudine (al momento in cui scrivo… le cose potrebbero cambiare, ma per ora è ancora così). Nostra figlia per esempio, ha ricevuto le prime vaccinazioni (esavalente) nell’ambulatorio della pediatra di base in Germania, ma la dose successiva, in Italia, in ospedale…  Continua a leggere

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Bambini atopici e pidocchi. II puntata.

Nella prima puntata mi chiedevo, nel caso di bambini atopici se 1. se i prodotti antiparassitari prescritti solitamente in casi di pediculosi possano essere usati senza alcuna particolare precauzione, o in caso di dermatite atopica e/o allergie da contatto dobbiamo aspettarci con una certa probabilità effetti indesiderati? 2. Se, dovendo acquistare un farmaco ad uso topico, tra quelli venduti in farmacia, sia meglio scegliere i gel o le spume, a base di sostanze naturali o sintetiche. 3. Quali accorgimenti si potrebbero adottare allo scopo di prevenirli.

Ho rivolto questi interrogativi alla dottoressa Cristiana Colonna (dermatologa pediatra presso il Dipartimento di Dermatologia Pediatrica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, diretto dal Prof. Carlo Gelmetti) ed ecco la risposta.

A titolo informativo i pidocchi non volano e si nutrono di sangue (ematofagi), pertanto non sopravvivono lontani dall’ospite per più di 24/48 ore. I bambini sono i più esposti all’infestazione poiché tendono a stare molto vicini “testa a testa” tra di loro, favorendo così il passaggio da un capo all’altro. Depongono uova (lendini) che per maturare necessitano di stare bene adese alla radice dei capelli, ma dopo una settimana si schiudono liberando i piccoli insetti: quindi, se le lendini sono alla base del capello in genere sono “abitate”, se invece le troviamo a più di un centimetro significa che sono disabitate.

In merito ai prodotti ad uso locale, solitamente disponibili in farmacia, quelli sottoforma di gel, lozione e schiuma impiastricciano meno i capelli, favorendo un maggiore assorbimento del principio attivo; contengono sostanze sia insetticida sia ovicida, come ad esempio le permetrine, piretrine etc.  capaci di uccidere appunto pidocchi e lendini.

Attenzione. Le istruzioni indicano solitamente tempi di applicazione variabili tra 10-20 minuti fino ad alcune ore a seconda del grado d’infestazione, ma è preferibile attenersi ai tempi minimi, prolungando invece la manovra FONDAMENTALE per la rimozione che consiste nel pettinare dalla radice alle punte i capelli utilizzando un pettine a denti fini (pettinino) spesso venduto insieme al prodotto anti-pidocchi. Questa manovra di rimozione meccanica è importante perché se qualche pidocchio o lendine è sfuggito all’azione del prodotto, il pettine lo distacca dal cuoio capelluto impedendone il nutrimento e quindi la sopravvivenza!

Esiste però un’altra categoria di prodotti che agisce “soffocando” sia i pidocchi sia le lendini, in assenza di un vero e proprio farmaco al suo interno (per esempio il dimeticone), a base di sostanze “grasse” che appunto impediscono di respirare. Anche in questo caso, direi soprattutto, è importante pettinare dalla radice e… rimuovere.

La Scuola inglese, invece, propone di utilizzare soltanto un semplice balsamo e di pettinare per alcuni minuti in modo da favorire il distacco soprattutto delle lendini. Quest’ultimo trattamento, molto tranquillo sul piano della tollerabilità, potrà essere eseguito anche come una sorta di “prevenzione”, sebbene una vera prevenzione non esista, come non esistono trattamenti preventivi in grado di impedire l’infestazione. In ogni caso sarà bene ripetere il trattamento dopo una settimana, per eliminare eventuali pidocchi resistenti o giovani pidocchi usciti da lendini resistenti (ricordo che si schiudono dopo 7 gg).

I bambini atopici possono utilizzare i prodotti in commercio, tenendo presente che le controindicazioni all’uso dei prodotti contenenti il farmaco sono:

presenza di lesioni crostose o dermatite al cuoio capelluto;

utilizzo protratto dei prodotti per numerose infestazioni (la cute potrebbe sensibilizzarsi al prodotto o irritarsi dopo ripetuti trattamenti); in questi casi è meglio scegliere i prodotti che agiscono per soffocamento privi di piretrine e simili.

 

Queste sono ovviamente informazioni generali che non si riferiscono a un caso specifico e quindi NON SOSTITUISCONO il parere del vostro medico di riferimento che prescriverà la terapia più adeguata in quel momento.

C’è chi preferisce non sapere e rimettere ogni decisione al medico. Altri preferiscono affidarsi a internet, ad amici e scegliere la via della automedicazione. Altri ancora, tra cui la sottoscritta, preferiscono informarsi, consultare un esperto (o più a seconda della gravità della patologia, ovviamente), elaborare, e decidere di conseguenza, perché se il “fai da te” può risultare pericoloso per un adulto, lo può essere ancor di più nel caso di bambini atopici.

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Bambini atopici e pidocchi. I puntata.

Come ogni anno alla riapertura delle scuole (soprattutto materne ed elementari), si ripresenta l’allarme pidocchi. Proprio qualche settimana fa alla scuola materna frequentata da nostra figlia, è stato distribuito a tutti i genitori un opuscolo informativo, con informazioni generali su (i) modalità di trasmissione, (ii) prevenzione e (iii) trattamento della pediculosi (ossia l’infestazione provocata dai pidocchi) ed è l’ultimo punto che mi interessa particolarmente, perché mi domando se un bambino atopico può usare senza problemi i prodotti in commercio.

Sebbene recenti studi rivelino che la pediculosi sia un’infestazione che non veicola malattie, i pidocchi una volta individuati devono essere debellati e, nel malaugurato caso in cui nostra figlia dovesse esserne direttamente interessata (i pidocchi colpiscono indifferentemente sia i capelli puliti sia quelli sporchi!) vorrei sapere come comportarmi per evitare effetti indesiderati.

Mi chiedo, ad esempio, nel caso di bambini atopici (quindi predisposti a manifestare allergie o dermatite atopica per intenderci),

1. se i prodotti antiparassitari possano essere usati senza alcuna particolare precauzione, o in caso di dermatite atopica e/o allergie da contatto dobbiamo aspettarci con una certa probabilità effetti indesiderati;

2. se, dovendo acquistare un farmaco ad uso topico tra quelli venduti in farmacia, sia meglio scegliere i gel o le spume, a base di sostanze naturali o sintetiche;

3. quali accorgimenti si potrebbero adottare allo scopo di prevenirli, consapevole che non è consigliato usare i prodotti pediculocidi a titolo di prevenzione, perché può essere controproducente, nel senso che potrebbe generare delle resistenze, rendendo inefficaci i futuri trattamenti.

Prima dell’estate avevo letto un articolo che metteva a confronto i prodotti antipidocchi tradizionali con quelli omeopatici, sottolineando in pratica tutti gli effetti collaterali e i rischi di allergie dei primi, che sarebbero assenti nei secondi, scoraggiando quindi l’impiego di prodotti chimici. L’unico neo di quelli fitoterapici o omeopatici sarebbe rappresentato dal fatto che non sempre sarebbero in grado di debellare anche le uova, favorendone la ricomparsa dei pidocchi a trattamento ultimato. Personalmente parto dal concetto che un soggetto allergico può reagire a qualsiasi cosa, sia che sia di origine sintetica sia naturale, come del resto ci aveva avvertito un dermatologo dermatologo allergologo tedesco consultato quando Alice era ancora una lattante.

Premesso ciò, per curiosità personale, mi sono recata in due farmacie specializzate in omeopatia, per chiedere informazioni.

Purtroppo ho ricevuto due pareri diversi, nel senso che in una mi è stato sconsigliato sia il prodotto omeopatico sia quello fitoterapico, confermando la tesi secondo cui sarebbero efficaci nell’eliminazione dell’ospite indesiderato, ma non delle lendini (uova). In un’altra mi è stato, invece, detto che ci sarebbero diversi prodotti in commercio, secondo loro efficaci, se abbinati alla rimozione manuale delle lendini, ma che sarebbe stato meglio che io tornassi per parlarne con la dottoressa che in quel momento era assente. Non sono ancora ripassata.

So già che il medico non omeopata non conosce l’omeopatia e non è in grado di offrire valutazioni in merito, ma sicuramente potrà darci delle indicazioni di massima su come comportarci.

La prossima settimana sentiremo il parere del dermatologo pediatra (e non altri medici, perché si tratta di trattamenti topici, quindi la parte del corpo direttamente interessata è la pelle e non altri organi) e vi farò sapere. Tornate a trovarmi settimana prossima.

Prevenire è meglio che curare…

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Si sarebbe potuto evitare?

Le allergie alimentari sono per alcuni una scocciatura, per altri un disagio, per qualcuno può essere fatale. Il ragazzo di Foggia morto qualche giorno fa, la ragazzina di 12 anni morta la scorsa primavera, sono tra quegli sfortunati per i quali l’allergia alimentare si è rivelata fatale. Non dispongo di informazioni sufficienti per farmi un’opinione sui casi specifici, né tanto meno per esprimere giudizi, ma mi sorge spontanea una domanda: cosa si sarebbe potuto fare per evitare che ciò accadesse? Non ho una risposta, bensì mi sovvengono altre domande che mi pongo in qualità di mamma di una bambina allergica.

Per oggi avevo in programma una ricetta, ma la notizia di quella morte, che forse si sarebbe potuta evitare o forse no, mi ha turbata, perché ci riguarda da vicino. Alice è allergica a diversi alimenti. Ad alcuni in modo particolare (proteine del latte e dell’uovo). In passato ha avuto una reazione allergica che ci ha spaventati: edema della glottide e angiodema del volto, in seguito all’ingestione di tre cucchianini di yogurt di capra, che aveva già assunto senza problemi. I sintomi sono fortunatamente rientrati dopo la somministrazione di un antistaminico liquido. Questa non è la sede per entrare nel merito dei fatti, ma mi limito a dirvi che da allora non giriamo né con iniezione di adrenalina, né di cortisone. Non siamo degli irresponsabili, ma i medici consultati allora non lo hanno ritenuto necessario. Dopo gli episodi di quest’anno, cominciano a sorgermi dei dubbi.

Chi ha un figlio allergico sa di cosa sto parlando, o forse no, per cui riporto di seguito una definizione che tra le altre mi sembra più chiarificatoria: “L’anafilassi è una reazione allergica sistemica severa. Non esiste una definizione universalmente accettata perché l’anafilassi comprende un vasto corollario di caratteristiche. Una buona definizione è quella del Canadian Pediatric Surveillance Program (4), secondo cui l’anafilassi è “una reazione allergica severa, con esordio improvviso e risoluzione in meno di 24 h, che coinvolge uno o più apparati ed è caratterizzata da uno o più segni e sintomi quali orticaria, rossore, prurito, angioedema, stridore, sibili, dispnea, vomito, diarrea o shock…”. Dato che l’anafilassi è una reazione generalizzata, possono essere osservati diversi sintomi e segni, a livello neurologico, oculare, respiratorio (alte vie e basse vie), cardiovascolare, cutaneo o gastroenterico. Fonte: Farmacovigilanza.

Purtroppo non sappiamo come si sia  svolta la vicenda. Gli articoli letti on line non rivelano se se fosse noto che il ragazzo avesse avuto in passato episodi allergici gravi, o se fosse a rischio di shock anafilattico (la reazione allergica più grave). Si legge che sia morto durante il trasporto, ma non sappiamo se  se sia stato chiamato il 118, se sia stata posta una diagnosi di anafilassi. Non si sa quindi se sia stato trasportato dai famigliari o in ambulanza. Non si sa se il ragazzo abbia ricevuto un primo soccorso prima del trasporto, se sia stato soccorso da personale medico, quindi autorizzato a eseguire le procedure d’urgenza previste in questi casi. Non si sa nulla. Mi auguro che la stampa non dimentichi questo episodio e fornisca in seguito i chiarimenti che l’autopsia porterà alla luce.

Mi rendo conto che con questo post non vi sono di grande aiuto, ma approfondirò con chi di dovere. Mi informerò.Vi informerò.

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