"Che fare?!?"
Curare con l’omeopatia è un tema articolato e complesso. Curare con l’omeopatia un atopico (allergico o/e con dermatite atopica) è un tema di portata titanica e un solo post non potrebbe essere né esauriente né esaustivo.
Oggi non vi presenterò un libro, bensì una lista di alcuni libri – che ancora non ho letto, ma che intendo ordinare in libreria quanto prima – limitandomi, mi rendo conto, a gettare un sassolino nel mare, ma sono seriamente intenzionata ad approfondire e a documentarmi.
“Lista della spesa”:
– un testo di carattere “divulgativo”, Medicina antropofosica familiare. Riconoscere e curare le malattie più comuni, di Sergio M. Francardo, edito da Edilibri,
– un testo di carattere scientifico, Fitoterapia. Impiego razionale delle droghe vegetali, di F. Capasso, G. Grandolini, A.A. Izzo, edito da Springer
– un altro testo scientifico Fitofarmacovigilanza: vigilanza sulla sicurezza dei prodotti fitoterapici, Di F. Capasso,F. Borrelli,S. Castaldo, edito sempre da Springer
Sto ancora cercando un testo scientifico sull’impiego dell’omeopatia. Per oggi non ci sono riuscita, ma non temete, ci riuscirò quanto prima.
In generale, si assiste, anche in Italia, a un crescente numero di pazienti, nonché di genitori di piccoli pazienti, che si rivolgono alla medicina non convenzionale, in quanto sempre più insoddisfatti delle terapie convenzionali, soprattutto quando si tratta di patologie croniche o che si ripetono frequentemente (tanto per citarne alcune, dermatite atopica e malanni di stagione).
Questo post non ha l’obiettivo di stabilire cosa sia meglio, me ne guardo bene, bensì quello di condividere riflessioni sull’argomento. È da tempo che ci rimungino sopra, ma in questi mesi si sono avvicendati episodi che mi hanno fatto riflettere e credo sia legittimo avere dei dubbi.
Gli scienziati hanno raggiunto traguardi ammirevoli e impensabili fino a qualche decennio fa, ma mentre la medicina tradizionale è all’avanguardia nella cura di molte malattie, ho l’impressione che si perda in un bicchier d’acqua nel trattamento di altre patologie.
Il mio interesse per l’omeopatia nasce dal fatto che ho potuto constatare di persona che, mentre in Italia essa sembri essere un’eccentricità di alcuni, in altri Paesi europei (tipo Repubblica Federale Tedesca e Francia) è, invece, prassi comune. Se non avessi vissuto in Germania, sarei molto più scettica, ma vi assicuro che là l’omeopatia è di casa, anche nelle corsie di moltissimi ospedali pubblici, così come negli ambulatori di moltissimi pediatri. In Italia so che esiste un Reparto presso il Presidio Ospedaliero di Lucca, altro non so.
La legislazione italiana sui rimedi omeopatici e fitoterapici lascia molto desiderare: assenza di bugiardini, di indicazioni terapeutiche, posologia, controindicazioni, effetti collaterali sulle confezioni ecc.;, di cui sono invece provvisti i farmaci omeopatici e fitoterapici in Francia, o in Germania. Dell’argomento si è occupata anche l’associazione di consumatori Altroconsumo, pubblicando, sull’inserto Salute n° 85 aprile 2010, un articolo molto interessante, consultabile dai soci anche on line, mentre i non soci dovrebbero riuscire a visionare una breve sintesi qui.
Non sto facendo pubblicità ad Altroconsumo, ma trovo che quell’articolo sia una buona sintesi di come si presenta la problematica. Tra le tante informazioni, ho letto che “[…] i rimedi omeopatici sono considerati dalla nostra legge medicinali e devono essere registrati dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che opera sotto le direttive del ministero della Salute. […] Non essendo richieste prove scientifiche che dimostrino l’efficacia terapeutica di questi prodotti, la legge italiana vieta di inserire nelle confezioni il foglietto illustrativo o di riportare in etichetta le indicazioni terapeutiche.” Peccato che molti rimedi omeopatici e fitoterapici contengano principi attivi e eccipienti che possono risultare dannosi per molti soggetti (saccarosio per i diabetici, lattosio per gli intolleranti, erbe officinali per alcuni allergici e così via). Aggiungiamoci che in Italia, più che in altri Paesi, l’automedicazione è prassi comune, nella mia mente si fanno sempre più strada interrogativi e dubbi.
Ma ci sono anche casi in gli stessi operatori sono vittime di confusione pericolosa a discapito dei consumatori. Ricordo ancora una volta, in cui un farmacista tentò invano di vedermi un rimedio fitoterapico diverso da quello da me richiesto (una semplice pomata a base di arnica). In sintesi il dialogo intercorso allora:
“Ma signora, è naturale!”
“Appunto, quindi potenzialmente più pericoloso.”
“Ma no, è omeopatico!”
“No, è fitoterapico.”
“Ma qui c’è scritto medicinale omeopatico.”
“Sì, è vero, ma Lei sa che i prodotti omeopatici si distinguono da quelli fitoterapici per la concentrazione dei principi attivi, e che la Legge consente di chiamare omeopatici anche prodotti che in realtà sono fitoterapici, o non lo sapeva?!?”.
Alla fine non ho comprato, ovviamente, quella crema e sono andata in un’altra farmacia, ma quello successe allora è grave e non dovrebbe accadere. Il farmacista non è un commesso qualunque e il paziente non è un cliente qualunque, ma questo è un altro discorso.
Giusto per fare chiarezza sui termini, nel volume di cui accennavo sopra (Fitoterapia…), gli autori specificano che omeopatia e fitoterapia sono due sistemi terapeutici contrapposti, non simili. Non solo, anche le modalità di preparazione dei preparati omeopatici e fitoterapici sono differenti.
“La medicina omeopatica concepisce la malattia come evento interessante sia la sfera organica sia quella psichica, pertanto la guarigione si ottiene ristabilendo l’integrità psicofisica del soggetto.” (Fonte: La Scuola dell’Atopia, di Carlo Gelmetti, edito da Springer). Il paragrafo non difende necessariamente l’omeopatia, perché A. Patrizi (autore di quell’intervento) conclude scrivendo che, sulla base di un recente review sull’argomento, sebbene sembri esserci un’elevata soddisfazione del paziente, non sono presenti dati significativi sull’effettivo miglioramento del quadro clinico. (Bardazzi F, Medri M, Varotti E, Savoia S, (2003), Terapie alternative. In: Lotti T (ed) La dermatite atopica. Nuovi concetti e nuove terapie. UTET Scienze Mediche, Torino).
Molti psicologi, allergologi e dermatologi attribuiscono alla sfera emotiva un ruolo importante, dall’insorgenza al superamento di alcune patologie.
E qui mi fermo, altrimenti scrivo un trattato e non ne veniamo a capo.
Se volete invece dilettarvi in letture più amene, vi invito a sbirciare nelle librerie dei blog che partecipano con il presente al Venerdì del Libro di HomeMadeMamma.
Buon fine settimana a tutti! I vostri commenti potrebbero non essere pubblicati fino a lunedì p.v., perché andiamo fuori Milano (terapia personalissima per curare i malanni di stagione di cui Alice è afflitta da NOVEMBRE!).