LIBRI: L’isola dei racconti

L'isola dei Racconti, Autori Vari, Editrice La Scuola

“Betta non usciva mai dalla sua tana e passava tutta la giornata lavorando a maglia. Suo padre, dai campi lì attorno, raccoglieva la lana che le pecore, pascolando, lasciavano impigliata sul filo spinato. Suo padre non voleva che uscisse perché il mondo era pieno di pericoli… Le spiegava che i cacciatori erano in agguato con i loro fucili, che le volpi le facevano la posta con i loro denti aguzzi, che le civette con i loro artigli l’aspettavano e infine che malattie mortali potevano colpirla. In poche parole, là fuori c’era l’inferno! Sentendo le parole di suo padre anche Betta pensava: “Sarà meglio non uscire… il mondo deve essere spaventoso! Poi un giorno […]” testo di Chantal Amblard, tratto da L’Isola dei Racconti, Autori Vari, Editrice La Scuola

Non vi dirò come prosegue il racconto, ma sappiate che ho deciso di acquistare quel libro (in italiano, non fatevi ingannare dalla foto, ma non ne ho trovate altre…) una volta che l’occhio mi è caduto proprio su questo brano. Il prezzo non è trascurabile, ma ne è valsa la pena, perché anche tutti gli altri racconti sono all’altezza. Perché mi ha colpito questo racconto? Davvero non lo immaginate?

Noi non possediamo i nostri figli e quindi un giorno lasceranno la loro casa di origine per intraprendere il secondo percorso di un lungo viaggio cominciato nel ventre della madre che è la vita. E si sa, la vita è proprio così come si legge sopra: bella, avventurosa, talvolta pericolosa, talvolta ingiusta, talvolta triste, ma vale sempre la pena di viverla. Bene, questa è la premessa generale.

Dalla nascita al giorno in cui apriranno quella porta ci sono per fortuna svariate occasioni per prendere confidenza con la separazione, con l’autonomia soprattutto dei nostri figli. Dalla baby sitter ai nonni, dal nido alla scuola, gli amici, eccetera eccetera eccetera.

Nel caso però di figli allergici, quelle piccole prove generali, normali per la maggior parte dei genitori, rischia di creare ansia e di condizionare notevolmente, in alcuni casi, quel processo fisiologico, necessario, ma temibile che è appunto il distacco dai genitori e la conseguente autonomia dei figli. Inutile dire che ci sono figli che non diventano mai autonomi e non si separano mai, nonostante non siano allergici, nonostante siano in età adulta, nonostante vivano a km di distanza, ma non fanno un passo senza aver consultato “mamma & papà”, e via discorrendo.

L’ansia di per sé è uno stato d’animo comune a tutto il genere umano. Ciò che differisce da un individuo all’altro sono la frequenza e l’intensità con cui ciascuno di noi prova ansia. Non voglio ora trattare il tema dell’ansia, ma quel racconto per me rappresenta uno spunto, uno strumento per aprire una porta ad Alice in modo pacato, ordinato (nel senso che le emozioni sono ordinate, leggermente più distaccato) senza quei travagli emotivi che a volte si agitano in un genitore che deve gestire un distacco e non trova le parole per dire, spiegare ciò che è difficile anche per lui o lei.

Volete un esempio? Se avete tempo e voglia di leggere, mettetevi comodi.

Tra le tante occasioni di “esercitare” la separazione ci sono le gite scolastiche! Sì, l’anno scolastico è appena iniziato, ma la scuola che frequenta Alice (vi ricordo che ha cominciato la Prima Elementare, quindi nuova scuola, nuova struttura, nuovo corpo docente e non docente, nuovi ambienti, tutto è nuovo! per lei e per noi!) ha deciso di aprire il nuovo anno scolastico con una bella gita formativa a cui hanno partecipato le classi prime e seconde, dopo sole due settimane dall’inizio delle lezioni.

Bene. Nessuno di noi era preparato ad una gita scolastica senza genitori, anche quelli dei non allergici. Agli altri è bastato un giorno per decidere. Io e mio marito ci siamo presi del tempo, tre gg.

Prima fase di elaborazione. Dopo aver letto la comunicazione io e mio marito ci siamo guardati e abbiamo detto all’unisono:”Non se ne parla neanche: non è mai andata da sola fuori città, non conosce bene ancora compagni, insegnanti, e il resto del personale e non si sente ancora legata a loro per sicurezza e abitudini (pensavo io ingenuamente e qui ho scoperto che abbiamo fatto un buon lavoro io come madre e mio marito come padre, nonostante le allergie!).  Gli stessi insegnanti e compagni e tutti gli altri non conoscono Alice. Non tutti sanno che è allergica e che, a parte il cibo, ci possono essere altri fattori di rischio imprevedibili che non sto ad elencare ora. E… altri pensieri ansiogeni.

Nelle ore successive e nei giorni successivi si sono succedute diverse fasi di elaborazione e di attività per raccogliere informazioni, per esempio ci siamo informati se tutti i compagni sarebbero andati, abbiamo verificato che non fossero previste visite a fattorie con animali “da latte”, perché sostare sopra un secchio pieno di latte fresco appena munto, in una stalla chiusa è un’esperienza che preferisco faccia quando ci siamo noi nei paraggi; magari non succede nulla, magari no (Alice ha già visitato con me una stalla in cui veniva estratto il latte, ma era all’aperto e le esalazioni erano decisamente ridotte al minimo. Questo lo dico tanto perché non pensiate che io sia una madre super ansiosa, ma ci sono bambini allergici con anafilassi pregresse, ai quali è prescritto di non avvicinare animali da cui viene estratto il latte… e di questo parleremo un’altra volta). Alice, inoltre, è già stata punta da un bombo e da una vespa, quindi devo appurare se questo rappresenta un pericolo di sensibilizzazione oppure no. Abbiamo appurato che il pranzo al sacco lo avremmo fornito noi, ci siamo adoperati che qualcuno portasse con sé il kit salvavita (nel nostro caso: antistaminico in gocce e compresse di cortisone). Abbiamo cercato qualche informazione aggiuntiva sulla meta, valutando anche i tempi per recarvisi, in caso di necessità, eccetera eccetera eccetera. Ci siamo anche detti:”Lo sanno che Alice è allergica. Sapranno quel fanno. Anche se in realtà lei è l’unica allergica in tutta la Scuola (dall’asilo alle superiori!), e sembra essere anche l’unico caso da sempre. 

Ma soprattutto io mio marito ci siamo detti (già in serata, a luci spente, prima di addormentarci, dopo aver sviscerato le nostre paure):”Questa è un’opportunità da non lasciarsi scappare!”

Un’opportunità per Alice, per fare un’esperienza di autonomia, esperienza nuova in un ambiente comunque “protetto” e un’esperienza per noi di lasciarla andare, di separazione, tranquilli, perché in buone mani”

Nel discorso introduttivo all’Assemblea di Istituto la Direttrice ha accennato al fatto che noi “affidiamo a loro i nostri figli”. Affidiamo… perché ci fidiamo…o almeno dovremmo. Non è stato facile, ma entro il giorno stabilito per confermare la partecipazione dell’alunno, noi avevamo fatto la nostra scelta: Alice sarebbe andata in gita, come e insieme a tutti i suoi compagni di classe e di scuola, perché alla gita hanno partecipato prime e seconde classi con i loro insegnanti e altri. Ovviamente si sono succedute diverse emozioni, a volte contrastanti tra loro, ma siamo stati capaci di mostrare a nostra figlia un atteggiamento costruttivo e sereno di gestire una novità potenzialmente molto ansiogena per noi, ma necessaria e costruttiva per nostra figlia, che fino al giorno prima era entusiasta, mentre la mattina del giorno fatidico ha espresso qualche timore;”Ma io sarò da sola, voi non ci sarete, io voglio stare con te, non voglio andare in gita”. “Tesoro, tu non sarai sola! Ci saranno la tua insegnante, la Preside e le altre insegnanti che ormai tu conosci bene, mi sembra di capire dai tuoi racconti, e ci saranno i tuoi amici e se proprio avrai un po’ di timore chiedi a N. di potergli dare la manina (per chi non lo sapesse i due sarebbero “sposati” da qualche anno e avrebbero 5 figli=numero delle bambole di Alice, e N. è non solo compagno di classe di nostra figlia, ma anche nostro vicino di casa!). Io stessa, la mattina in cui l’ho lasciata ho rammentato a chi di dovere di non dimenticare il kit, di chiamarmi per qualsiasi dubbio. Io avevo il cell della maestra, ma mi sono ben guardata dall’usarlo. Ho pensato:”E’ in buone mani, e me lo hanno dimostrato in queste poche settimane con alcuni comportamenti non richiesti espressamente, ma molto apprezzati sia da Alice sia da noi. Questo non ha impedito che una volta lasciata Alice sulla soglia, io sia corsa via e in strada mi sia abbandonata ad un pianto liberatorio per il carico d’ansia latente, ma mai espresso veramente. E lì ho incontrato due mamme che a modo loro hanno cercato di consolarmi, una “facendomi la predica” a cui sono abituata che non dobbiamo esagerare, che mia figlia avverte le nostre paure, che dobbiamo lasciarli andare ecc. Brava, se non me lo avesse detto lei, io non ci sarei mai arrivata! Ma non la biasimo per questo, perché probabilmente io le sono sembrata più in ansia di quanto fossi realmente in quel momento. L’altra… ha capito. E poi ho compreso perché. La prima è una mamma normale con figli normali con una vita normale. La seconda è una mamma adottiva, con altre problematiche, comunque tali da richiedere processi mentali diversi. Anche lei mi ha detto in parte le stesse cose, ma c’era un’empatia che è sfociata in un rimaniamo in contatto perché abbiamo un’idea che potremmo realizzare insieme. A casa mi sono pentita di aver avuto quello sfogo, di essermi mostrata debole e più fragile di quanto io non sia realmente, di fronte a due perfette sconosciute (nel senso che ci conosciamo di vista perché i figli vanno nella stessa scuola, punto). Poi col passare del tempo… mi sono anche detta e chi se ne importa! E proprio ieri la prima mamma ha invitato Alice alla sua festa, sebbene non sia né un’amica né una compagna di classe … quindi la mamma … è andata oltre e il mio sfogo è stato compreso, altrimenti non avrebbe invitato figlia di mamma ansiosa e rompi…

Se avete letto tutto fino alla fine, spero di non avervi annoiati, vi ringrazio e sarò felice di ospitare anche la voce di altre mamme o papà, per condividere la gioia, ma anche la fatica di essere genitore, a volte maggiore per il fatto di avere un figlio con una patologia cronica da un lato e di dover gestire l’imprevisto dall’altro, normale per molti, ma non per altri.

A tutti auguro un buon fine settimana, anche con gli altri suggerimenti che troverete in questo Venerdì del Libro. Elenco a cura di CaraLilli:

Ah dimenticavo, qui le recensioni passate.

21 commenti

Archiviato in LIBRI & Riviste, PENSIERI DI UNA MAMMA

21 risposte a “LIBRI: L’isola dei racconti

  1. aurora

    Ci sono “vecchie ragazze” o “giovani signore” che ancora conservano il ricordo dell’entusiasmo e della commozione della prima gita di classe. Ne conoscete qualcuna?
    Io almeno una… era il lontano 1979.
    un caro saluto, Au

    • Ciao Au! Grazie di aver lasciato un segno. Ma lo sai che io non mi ricordo la prima gita? O meglio ricordo un ritorno dalla gita… ma secondo me eravamo già in terza elementare… chissà se qualcun altro ricorda…

  2. Molto interessante, questo libro. Ma soprattutto il tuo racconto, di cui, credimi, possono fare tesoro anche le non mamme! Ciao

  3. Ti scrivo brevemente: anche io e il Capitano, pur non dovendo affrontare problematiche di allergie, prima di prendere delle decisioni facciamo dei lunghi brainstorming e cerchiamo di ricordarci sempre che noi “siamo solo l’arco” come dice la famosa poesia di Gibran.
    Questo oltre ad aiutare D. ad arrivare a certi gradi di autonomia, ci hanno fatto sentire più “sicuri” come genitori, perchè parlando dei nostri diversi punti di vista siamo arrivati a soluzioni condivise.
    Ultima cosa: mostrare agli altri le nostre debolezze ci spaventa, ma ci rende anche più umani e alla fine ci regala sempre belle sorprese!

    • sì Robin, la complicità tra marito e moglie è fondamentale e … mi viene da pensare a quelle mamme o papà “single”, che fatica dev’essere, per lo meno a volte. E… è vero, mostrarsi umano non è sempre sbagliato, ma non ci siamo abituati fuori dal nostro ambiente e la scuola è un “acquario” in cui nuotano tanti pesci, buoni e cattivi… grazie del tuo contributo

  4. Eh si… Presto inizieranno a staccarsi da noi, ad avere una loro vita… A fare esperienze senza di noi… E le prime occasioni di distacco sono dei passaggi importanti. Per loro come per noi mamme… Quando, poi, si ha la consapevolezza che il proprio bimbo/la propria bimba può avere qualche difficoltà in più degli altri sopraggiunge il terrore di non poterlo/a aiutare, difendere, indirizzare…. Sai bene che ti capisco.. e capisco il tuo pianto liberatorio. Noi abbiamo iniziati l’esperienza della piscina: la mia bimba me lo chiedeva da tempo ed abbiamo iniziato martedi. Ebbene, si tratta di un’ora di lezione ed io sono in piscina sulle gradinate… eppure per noi, per la mia bimba, è una prova di autonomia importantissima… Io ero un po’ tesa martedì e quando l’ho vista che l’istruttrice la prendeva per mano e l’accompagnava, a metà lezione, verso l’uscita, mi sono catapultata da lei… la bimba mi ha sorriso e mi ha detto: “Mamma devo solo fare la pipì” poi è tornata in acqua…

    • cara stefi, ma lo sai che mi sei proprio simpatica, e anche tua figlia! e grazie di aver condiviso, attraverso questo scambio ci si sente un po’ più “normali”

  5. A pelle ti dico che mi piace, ho anche apprezzato la tua voglia di sottolineare una parola importantissima, che è autonomia, l’argomento è parecchio interessante e sicuramente merita la lettura.

    • è un qualcosa che molti danno per scontato, per automatico, tanto tutti crescono e prima o poi se ne vanno… ma come se ne vanno, con quali “attrezzi”, con quali basi sicure… grazie del tuo commento

  6. ciao,
    quanto ci sarebbe da dire!
    Il tema è interessante, le aspettative sull’autonomia dei bimbi, attesa dai più anzi tempo con un carico di ansie e pressioni implicite sui bimbi pericoloso a volte, sono cattivi compagni di viaggio, meglio vivere alla giornata e anche lasciarsi vivere dalle proprie emozioni. Per anni ho pensato fosse opportuno piangere non visti o tenersi tutto dentro, poi ho capito che invece è bello il contrario: hai fatto un dono bellissimo a quelle mamme, hai condiviso il tuo mondo emotivo, e quindi è assolutamente “normale” che ti sia tornata empatia e gesti di amicizia, significa che sono persone in grado di accogliere il tuo dono e condividere qualcosa con te. Anche nei nostri confronti è stato un bel gesto questa condivisione così intima e io te ne ringrazio. 🙂
    Ti ho già detto di mio cugino, violentemente allergico al latte e altre cose fin dalla nascita, qunado per la prima volta è andato negli USA per motivi di studio che l’avrebbero visto lontano per mesi in una grande città come NY, molto impersonale, lui che è un tipo molto sicuro e forte (almeno all’apparenza e grazie all’immenso lavoro che ha fatto mia zia) ha fatto capire che si sarebbe sentito più sicuro se tutta la famiglia avesse fatto visto e passaporto, perchè “non si sa mai” 😉 Giusto quell’attimo di paura lo ha attraversato, come tua figlia prima di uscire di casa, un test per vedere se comunque poteva ancora contare sui suoi… e così è stato (e immagino l’ansia di mia zia, e anzi non escludo che lui le abbia dato un’occasione per fare qualcosa che comunque lei avrebbe voluto fare lo stesso…). Lo ricordo neonato, tutto avvolto di bende, come una piccola mummia, le tante volte che l’abbiamo portato al PS quando da bimbi eravamo al mare assieme, io sono la più grande tra i cugini. Eppure l’allergia non lo ha segnato ed è arrivato molto lontano.

    Anche Alice farà tanti viaggi ed esperienze, come i più avventurosi, perchè avrà sempre un porto sicuro dove tornare, se vorrà, vedrai 🙂 ciao!

    • Cara Cì!
      Che dire mi auto-ringrazio per aver aperto questo blog, e ringrazio Paola per questa iniziativa, perché altrimenti non avrei mai incontrato le persone splendide conosciute in rete, tra cui anche Cì! La tua testimonianza è molto preziosa per me e la terrò a mente in quei momenti in cui il dubbio si farà sentire. In questo blog dico e scrivo il 5% di quello che vorrei, sia per mancanza di tempo, sia per pudicizia, sia per timore di essere fraintesa, sia perché penso che non interessi … In ogni caso l’autonomia in un figli allergico è una questione importante e pericolosa, perché il rischio è di pretendere troppo o troppo poco e spesso mancano riferimenti, condivisione… Io mi auguro veramente di poter essere per mia figlia un porto sicuro che potrà lasciare e ritrovare nel tempo, ma… sapessi come mi si stringe il cuore (e gli occhi mi diventano lucidi) quando lei mi dice (è capitato una due volte): Mamma, ti voglio tanto bene. E te ne vorrò anche quando sarai morta. Per sempre. E io rispondo semplicemente, anch’io tesoro, tanto tantissimo, come l’universo, per sempre.

      • Che tenere… 🙂 grazie Monica, sei molto gentile e carina, a presto!
        (ps: torniamo a fine mese, siamo a Mainz al seguito del papà, con l’auto piena di cose bio buonissime vendute qui a prezzi irrisori!)

  7. Sono ufficialmente ancora in fase di ‘esogestazione’ (Bibì ha 8 mesi) e le vostre parole mi proiettano molto in avanti… figurati che per ora mi sono detta la cosa della mamma-porto-sicuro quando la piccola tende le braccia per andare in collo alle persone che incontriamo, per studiarle e farsi coccolare, per poi tornare dalla mamma:)) Però la parola ‘autonomia’ ce l’ho ben chiara come proposito e ho riflettutto sul suo significato perchè un altro possibile errore per i genitori, nella mia esperienza, è quello di confondere ‘autonomia’ con ‘solitudine’: un conto è darsi le proprie regole e decidere per se stessi, molto diverso è trovarsi da soli a scegliere. I genitori che fanno brainstorming non corrono certo questo rischio! Grazie per questa discussione!

    • Grazie a te di aver colto nel segno e di averlo testimoniato:)
      Altro connubio interessante è eccessiva autonomia e zero autonomia con scarsa base sicura e quindi insicurezza garantita da adulti… ce n’è per tutti i gusti come vedi… ma le madri consapevoli, come te, corrono meno di questi rischi. In bocca al lupo e buon divertimento!

  8. Pingback: Homemademamma » Venerdi’ del libro: “L’albero delle fiabe”

  9. Sempre interessanti e mai banali le tue proposte Monica!
    Anche stavolta hai centrato una questione importante e che porta a fare molte considerazioni. Mi piace moltissimo questo tuo post 🙂

    PS: grazie per la citazione riguardo all’elenco delle partecipanti 😉 oggi ho aggiunto Blog Family ( http://www.blogfamily.it/3673_cenerontola-la-principessa-con-le-curve/) che mi era sfuggito in un primo momento e poi Ballando con Sofia ( http://smile1510.blogspot.com/2011/10/mamma-cannibale.html) che si è aggiunta dopo 🙂

  10. Non hai fatto nessuna brutta figura, anche io ho pianto la prima gita, ho pianto quando sono andati alle medie e basta, perchè dopo erano eramente grandi. E poi tu hai dei seri problemi e siete stati bravissimi a farla andare alla gita. Anche mia nipote lo scorso anno è andata per la prima volta in gita, con grande apprensione per i genitori ma tutto è andato benissimo e la piccola era felicissima e emozionatissima. Un abbraccio grande Giulia

  11. Pingback: Bambini molto allergici in gita scolastica: un bel dilemma. Prima Puntata. | mimangiolallergia

Lascia un commento